Un gruppo hacker sta cercando di contrastare il regime di Lukashenko in Bielorussia

Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko
Foto: Mikhail Svetlov/Getty Images

Le proteste scoppiate lo scorso anno in Bielorussia non ancora hanno avuto l’esito sperato di rovesciare il governo autoritario del presidente Alexander Lukashenko, in carica dalla creazione del ruolo nel 1994, e complice anche la violenta repressione dello Stato si sono raffreddate, ma non si sono sopite. Le strade di Minsk non sono più stracolme di manifestanti come nell’autunno del 2020, ma a combattere per la libertà della popolazione bielorussa ci sono ora dei “cyber-partigiani”.

Belarus Cyber Partisans è il nome che si è dato un gruppo di 15 esperti di tecnologie dell’informazione (It) e cybersecurity che lavorano nel fiorente settore tecnologico del Paese e che da qualche mese sta sfruttando le proprie competenze per infiltrarsi nei siti governativi, prelevare informazioni e sabotare le operazioni di sorveglianza delle forze di sicurezza. “Quello che vogliamo è fermare la violenza e la repressione del regime terroristico in Bielorussia e riportare il paese ai principi democratici e allo stato di diritto”, ha detto alla Mit Technology Review un portavoce del gruppo, che ha richiesto l’anonimo per ragioni di sicurezza.

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Le prime operazioni

Il gruppo ha iniziato ad agire contro alcuni siti web del governo come atto di protesta lo scorso settembre, a seguito delle contestate elezioni nel Paese che hanno confermato Lukashenko alla presidenza. Il presidente è stato accusato di brogli. In risposta, per esempio, i Belarus Cyber Partisans si sono introdotti nei siti di notizie controllati dal governo e hanno inserito dei video che mostravano scene di atti di violenza perpetrati da agenti di polizia.

La svolta nella guerriglia informatica è arrivata grazie all’appoggio di un altro gruppo di resistenza civile, chiamato Bypol, che riunisce ex agenti di polizia che hanno abbandonato il proprio lavoro dopo che sono iniziate le manifestazioni di protesta e ora si occupano di contro-informazione. Bypol ha istruito gli attivisti su come infiltrarsi nelle organizzazioni governative e sulla struttura dei database pubblici, in cambio di informazioni sugli abusi del regime.

Gli hacktivist di Cyber Partisans pubblicano le informazioni che ottengono su un canale Telegram, dove hanno 77mila iscritti. Finora hanno rivelato prove di crimini da parte della polizia, informazioni che dimostrano che il regime ha coperto il vero tasso di mortalità per Covid-19 e registrazioni di ordini di reprimere le proteste pacifiche in modo violento. Gli attivisti affermano anche di essere riusciti a violare dozzine di database del governo e della polizia.

Le ultime scoperte

Le loro operazioni più recenti hanno permesso agli attivisti di accedere ai filmati dei droni che hanno registrato le repressioni del governo ai danni dei manifestanti in piazza lo scorso anno e al database dei telefoni cellulari spiati del ministero degli Interni. Hanno anche avuto accesso alle registrazioni audio dei servizi di emergenza, nonché a video di telecamere di sorveglianza stradali e di celle di isolamento.

I dati rilasciati dal gruppo nelle ultime settimane includono elenchi di presunti informatori della polizia, informazioni personali su alti funzionari e spie che collaborano con il regime di Lukashenko, filmati di centri di detenzione e registrazioni catturate dal sistema di intercettazione del governo.

Immagini di un centro di detenzione
Immagini delle telecamere di sorveglianza di un centro di detenzione bielorusso. Foto: dal canale Telegram dei Belarus Cyber partisans

I Cyber Partisan dicono che la loro intenzione è di minare il regime a tutti i livelli: Paralizzare il più possibile le forze di sicurezza del regime, per sabotare i punti deboli del regime nelle infrastrutture e fornire protezione ai manifestanti”.

Le operazioni hanno anche un secondo fine, quello di mostrare la debolezza del sistema, rassicurando gli oppositori di Lukashenko che il governo non è invincibile. Con l’obiettivo, come Bloomberg riporta, di arrivare al rovesciamento del governo.

Tecnologia a Minsk

Il settore tecnologico bielorusso, che in un distretto di Minsk conta decine di compagnie e di startup, è stato dall’inizio tra quelli più impegnati nelle proteste antigovernative. A causa della repressione molti tra i lavoratori sono stati costretti a emigrare o sono finiti in carcere. Le Nazioni Unite stimano che l’anno scorso in Bielorussia almeno 27mila persone siano state arrestate in risposta alle proteste.

Al momento una coalizione internazionale di organizzazioni per i diritti umani sta indagando e documentando le torture e le altre violazioni dei diritti umani commesse dall’inizio delle proteste per incriminare il regime di Lukashenko. Le prove audio e video estrapolate dai Cyber Partisans potrebbero aver un peso rilevante.

I precedenti

Quello della Bielorussia è l’ultimo caso dell’impegno degli hacktivist in battaglie politiche. Durante la primavera araba del 2011 il collettivo Anonymous hanno mandato offline alcuni siti governativi di Tunisia ed Egitto. Nel 2016 in Ucraina un gruppo che si presenta come la Cyber ​​​​Alliance si è formato per contrastare l’aggressione russa nel Paese.

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